Arte e Tecnologia, gemmelli diversi
di Daniele Lunghini

3- Il segreto svelato
Dal bastone pitturato nella caverna ai codici miniati del monastero, il filo è chiaro: l’arte formula domande e la tecnologia le traduce in strumenti. L’arte impone interfacce, modalità di vedere, ricordare, stupire e la tecnologia fornisce la grammatica operativa. Ogni salto storico è un “update”: non è la tecnologia a creare l’arte, né l’arte a scaturire semplicemente dalla tecnica, ma entrambi che si provocano e aggiornano a vicenda.
Conservare la memoria è una sfida tecnica. Calcestruzzo, archi, strade e acquedotti non nascono per sé stessi, ma per reggere immagini collettive, potere, culto, memoria. Miniature, pergamene e legature spingono a perfezionare inchiostri e supporti; la copia dei testi conserva sapere tecnico e artistico. I “software” e gli “hardware” culturali si aggiornano: si evolvono linguaggi, si inventano ingranaggi che animano statue, sipari e fontane. L’arte e la sua ricerca dello stupore diventano driver diretto dell’ingegneria: la macchina non è costruita soltanto per risparmiare fatica, ma per suscitare esperienza. È una forma primitiva di interaction design: il requisito è far sentire il pubblico, la tecnologia è la risposta.
Templi, piramidi, chiese nascono da intenzioni estetiche che richiedono ingegneria: volumi, proporzioni e luce vengono pensati prima, poi la matematica e la meccanica vengono chiamate a realizzarli. La ricerca del “bello” non è mera estetica: diventa vincolo progettuale che stimola nuovi materiali e soluzioni costruttive.
L’arte e la tecnologia hanno memoria e si strutturano. La metafora, insieme all’allegoria e al simbolismo, diventa il caposaldo dell’arte, così come i materiali lo diventano per la tecnologia.
Da questo momento l’uomo affina i meccanismi scoperti: la tecnologia concretizza bisogni in strumenti funzionali; l’arte ordina quei bisogni in forme armoniose che catturano l’attenzione. Nascono dallo stesso grembo, con codici genetici diversi. Sono, in definitiva, gemelli diversi.
Arte e Tecnologia sono gemelli diversi.

2- Il software aggiornato
L’uomo scopre la potenzialità degli oggetti che possono diventare strumenti. Questa binarietà si scoprirà essere il motore del suo sviluppo tecnologico che contraddistingue ancora adesso: 01 01 01. E procederà da adesso in poi secondo questo canone.
A questo punto la mente capisce che dall’uso della pietra pigmentata sulla parete alla progettazione di spazi sacri richiedono nuove tecniche costruttive, nasce il paradigma che costituisce il fondamento binario dell’evoluzione umana: dalle esigenze nasce la tecnologia che traduce le soluzioni. Cosa c’entra l’arte in tutto questo? L’arte è il ponte armonico tra l’esigenza e la soluzione tecnica. In questo caso dobbiamo ancora parlare di protoarte. È un’arte basica con dentro già tutti i geni per essere, da adulta, quella che vediamo oggi.
L’uomo agiva d’istinto, come gli animali, e come gli animali apprendeva formando uno strato di esperienza ma che teneva tutto in memoria (letteralmente). Quando scopre che questa memoria poteva essere caricata su una parete attraverso il supporto parete e una forma di inchiostro passata sulla punta di un ramo, questo cambia tutto. E questo faranno poi.
La pittura rupestre forgia una mente che è ancora solo all’alba della formazione di una propria coscienza. L’uomo scopre che imprimere le esigenze, quindi i pensieri, aiuta la mente stessa a organizzare, a rendere tutto più lucido e chiaro. Inventa il file Excel ma in forma visiva.
Ma si rese anche conto che non bastava imprimere il pensiero, andava costrutito, organizzato in base a una narrazione. Ciò voleva dire identificare gli elementi portanti di questa narrazione e creare una cronologia. Questo fissare l’esperienza lo condusse verso il passo decisivo: la necessità di raccontare e ascoltare storie.
La ricerca estetica si spinge oltre la parete cavernosa: la lavorazione dei metalli richiede altri salti tecnologici: leghe, fusioni, cesellatura.
Contemporaneamente la necessità di registrare miti, conti e spazio sacro stimola l’invenzione della scrittura. Scrivere non è solo tecnica: è formare un linguaggio visivo che deve essere leggibile, riproducibile, standardizzabile. L’intelletto tecnologico dell’uomo è ormai decollato. Ma un ordine sterile dell’esposizione degli eventi sembra non bastare più. Quegli eventi devono acquisire qualcosa di altro, di più rispetto a una semplice sequenza di atti.
La metafora si accende all'orizzonte.
Arte e Tecnologia sono gemelli diversi.

1- I primi passi
Arte e tecnologia sono spesso percepiti come mondi lontani: la prima come il regno dell’espressione e della soggettività; la seconda invece come il dominio della funzione e dell’oggettività. Eppure, la loro storia, fin dall’alba dell’umanità, è strettamente intrecciata. Come due gemelli diversi, sono nati dalla stessa necessità: sopravvivere e ricordare.
I primi uomini dovettero sviluppare i primi rudimenti di tecnologia quando sentirono l’esigenza di cristallizzare la memoria. Di fronte a vaste pareti rocciose, gli uomini primitivi iniziarono a sentire il bisogno di lasciare un segno, e così nacquero i graffiti. Ciò cambiò il destino dell’uomo. Intanto dovettero elaborare gli strumenti per imprimere ciò che avevano visto, le loro memorie. In particolare la caccia: ma perché?
La caccia è un evento che rappresenta perfettamente il rapporto tra vita e morte. Vita perché senza di esso non si sarebbe riusciti a conservare cibo per la sopravvivenza, quindi senza di esso sarebbe arrivata inesorabile la morte. Ma anche perché l’ evento stesso era potenzialmente mortale. Ecco quindi il primo passo compiuto dall’arte. Il primo artista della storia si rese conto dell’importanza di lasciar traccia di questi momenti. Subito dopo dovette trovare una soluzione tecnica per portare a termine il proprio obiettivo.
Quindi, un bastone, svestito del suo aspetto naturale per acquisire una funzione artificiale e diventare "strumento". E poi l'inchiostro (chiamiamolo così). Qualcosa che si sarebbe dovuto mantenere col tempo sulla roccia. Probabilmente l'uomo provò più fanghi, con fallimenti e pochi successi. Ma alla fine ci arrivò e riuscì a trovare la mistura giusta. Ma si dovette rendere subito conto che da sola la tecnologia non sarebbe stata sufficiente.
Aveva inventato l’hardware, ora c’era bisogno del software.
Si rese conto che la memoria, i ricordi, non potevano essere trasportati in modo asettico, istintivo. Nel momento in cui doveva passare da un media all'altro, cioé dalla memoria visiva a un piano concreto, si evidenziò immediatamente la necessità di una strutturazione del ricordo. Il linguaggio della memoria era diverso da quello della rappresentazione su parete. E fu qui il primo incrocio dove arte e tecnologia si trovarono una di fronte all'altra, una che doveva rapportarsi con l’altra, una che doveva supportare l'altra.
La mente dispone confusamente le immagini. Mentre invece quello stesso disordine cronologico migrato su una superficie statica, non avrebbe funzionato. Quindi, dovette riordinare gli elementi e inserirli in modo tale che anche un altro primitivo senza la stessa esperienza potesse comprendere, capire, seguire gli eventi. L'arte si espresse, nella sua forma più basica, cominciando a prendere il proprio spazio nella comunità umana.
Una volta trovata la tecnica, una volta trovata la modalità di utilizzarla al proprio scopo, l’uomo cominciò a farne rappresentazione. Ma non si fermò qui. La lancia era già arrivata a un livello di raffinazione sufficiente per portare a compimento il proprio lavoro. Ma la caccia non poteva essere solamente il tentativo di colpire una preda. Era necessario trovare una strategia. Per quanto conosciamo, una delle tecniche, per esempio con i mammuth, era quella di spingerli verso vicoli ciechi e poi, sia dal basso che dall'alto, colpirli con lancie e sassi lanciati dal piano dove i muri dei vicoli finivano. Ma con l'arrivo della tecnologia su parete rocciosa, molte cose cambiarono. Il primitivo, innanzitutto dovette organizzare quello che voleva imprimere sulla parete (e cioè imprimere la memoria).
La rappresentazione da sola non bastava. Bisognava dare un senso alle scene, creare un meccanismo che stampasse il più vividamente possibile nella memoria quella determinata scena. Non bastava raffigurarla, bisognava che acquistasse un significato. E questa, si scoprì in seguito, si sarebbe chiamata metafora.
Come primo punto, quindi, non ci sarebbe stata arte senza tecnologia e non ci sarebbe stata tecnologia senza arte. L’uomo iniziò a camminare alternando un passo artistico a un passo tecnologico. Come a decretare la fusione tra i due universi, la necessità di andare avanti insieme per assicurare la sopravvivenza di entrambi. E dell’uomo stesso.
Arte e Tecnologia sono gemelli diversi.